Pesto industriale: cosa si è scoperto dal nuovo test effettuato. La sorpresa fa rimanere tutti davvero sconcertati.
Il pesto, uno dei condimenti più amati della tradizione italiana, è presente sulle tavole di milioni di consumatori in versione pronta all’uso. Tuttavia, un recente studio condotto dalla rivista tedesca dei consumatori Öko-test ha sollevato preoccupazioni importanti circa la qualità e la sicurezza degli ingredienti contenuti in alcuni vasetti di pesto venduti nei supermercati europei, inclusi marchi italiani molto noti. L’indagine ha rivelato la presenza di contaminanti come oli minerali, plastificanti e fino a cinque tipi di pesticidi diversi in un solo prodotto, ponendo l’accento sui rischi potenziali per la salute dei consumatori.
Pesticidi e contaminanti nei pesti pronti: cosa ha rilevato il test
Öko-test ha analizzato 21 pesti verdi, tra cui 11 biologici, acquistati in supermercati e discount tedeschi, concentrandosi solo sulle versioni preparate con olio d’oliva e rispettose della ricetta tradizionale che prevede basilico, pinoli, parmigiano, pecorino, aglio e sale. Sono state escluse le varianti vegane.
Dalla ricerca emerge che gran parte dei prodotti contiene contaminazioni da oli minerali saturi (MOSH) e da idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH), sostanze che in alcuni casi superano i limiti raccomandati dall’Unione Europea e sono potenzialmente cancerogene. Inoltre, sono stati identificati residui di pesticidi, con un massimo di cinque differenti principi attivi rintracciati nello stesso vasetto.
Sebbene i livelli di ogni singolo pesticida rientrino nei limiti di legge, gli esperti di Öko-test sottolineano che la combinazione di più residui chimici può comportare effetti tossici amplificati, un aspetto ancora poco studiato nella letteratura scientifica. Tra i pesticidi più problematici individuati figurano:

Presenza di pesticidi nel pesto – diabasis.it
- Clorantraniliprole, un insetticida dannoso per l’ambiente;
- Dimetomorfo, fungicida classificato come tossico per la riproduzione (categoria 1B), il cui uso è stato vietato nell’UE a partire dal 2024, ma che era ancora legale durante la produzione dei pesti testati.
Un ulteriore elemento di criticità riguarda la presenza di plastificanti, in particolare ftalati come il DEHP (dietilesilftalato) e il DiNP (diisononilftalato). Questi composti sono ampiamente utilizzati nelle materie plastiche a contatto con gli alimenti e sono stati rilevati in quantità superiori ai limiti stabiliti dalla normativa europea in alcuni campioni di pesto. Entrambi gli ftalati sono associati a tossicità riproduttiva e a effetti cronici dimostrati in studi animali.
La contaminazione potrebbe derivare dalla migrazione di tali sostanze dai tubi o dai contenitori impiegati nel processo produttivo. Pur non essendo ancora completamente definiti i rischi diretti per il consumatore, la loro presenza evidenzia un problema di sicurezza lungo la filiera di produzione e confezionamento.
Differenze qualitative significative tra i pesti testati
Sul fronte della qualità, solo quattro prodotti hanno ottenuto una valutazione positiva, distinguendosi per un’elevata percentuale di basilico e olio d’oliva e per l’assenza di additivi, aromi artificiali o ingredienti economici come anacardi, zucchero, fibre di mais o siero di latte in polvere. Questi quattro pesti si avvicinano maggiormente al profilo sensoriale e alla composizione del pesto tradizionale genovese.
Al contrario, molti prodotti di marchi noti, inclusi alcuni italiani, sono risultati di qualità inferiore e con contaminazioni significative, spesso contenenti oli di semi di girasole e basilico in percentuali talvolta inferiori al 25%.
Va tuttavia precisato che alcune linee produttive destinate al mercato tedesco possono differire dalle versioni commercializzate in Italia, rendendo complessa una corrispondenza diretta tra i test effettuati e i prodotti italiani disponibili.
Metodo di analisi approfondito e controlli sensoriali
Öko-test ha effettuato un’analisi molto dettagliata, non limitandosi a valutare la presenza di contaminanti, ma esaminando anche sale e grassi in confronto a quanto dichiarato in etichetta, tossine da muffe, bisfenolo A, contaminanti grassi come 3-MCPD e glicidolo, così come la solanina in prodotti contenenti pomodori verdi e composti clorurati nelle guarnizioni dei coperchi, che rappresentano un rischio ambientale e di migrazione.
Inoltre, un panel di esperti sensoriali ha valutato odore, sapore, aspetto e consistenza di ciascun pesto, mentre è stato effettuato un controllo sulle etichette per individuare eventuali affermazioni pubblicitarie fuorvianti o claim ambientali non supportati da dati.